Madonna Berenson
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Veneziano Domenico (1410 ca.-1461)
Domenico Veneziano, soprannome di Domenico di Bartolomeo (Venezia, 1410 – Firenze, 15 maggio 1461), è stato un pittore italiano.
L'uso di colori chiarissimi, impregnati di luce, sarà punto di partenza per Piero della Francesca, inoltre da lui partirà la tendenza lineare, di Andrea del Castagno e di Antonio e Piero del Pollaiolo.
L'artista nacque a Venezia intorno al 1410 (ne fa fede la sua stessa firma in opere come il Tabernacolo Carnesecchi e la Pala di Santa Lucia dei Magnoli) e non sappiamo nulla della sua formazione, ma ipoteticamente iniziò a Venezia a contatto con le novità della pittura fiamminga, e conclusa prima a Firenze come allievo di Gentile da Fabriano tra il 1422 e il 1423, da cui riprese il gusto per il dettaglio naturalistico e per l'ostentazione del lusso, poi a Roma, dove lavorò con Pisanello, tra il 1423 e il 1430. Nelle sue opere, il ritorno ai modi tardogotici, se si può spiegare con l'influenza dei sopraccitati artisti, vi si potrebbe vedere anche l'influenza della contemporanea opera di Benozzo Gozzoli e della produzione delle botteghe dedite alla decorazione dei cassoni.
La prima documentazione sicura sull'artista risale al 1437, quando spedì da Perugia una lettera a Piero de' Medici per chiedergli di poter lavorare a Firenze, mostrandosi al corrente degli avvenimenti artistici fiorentini, in particolare degli impegni che tenevano occupati i colleghi Lippi e Angelico: una conoscenza che testimonia il suo essere già dimestico con l'ambiente fiorentino. Stava lavorando a perduti affreschi in una sala di palazzo Baglioni, visti dal Vasari già in cattivo stato e oggi scomparsi.
Nel 1439 gli venne affidata la decorazione della chiesa di Sant'Egidio con un ciclo di affreschi sulle Storie di Maria, opera capitale della seconda generazione di pittori rinascimentali fiorentini a cui parteciparono anche Piero della Francesca, Andrea del Castagno e Alesso Baldovinetti, purtroppo andata distrutta e oggi conosciuta solo attraverso le descrizioni e qualche frammento, peraltro poco significativo, ritrovato sotto le pareti e oggi esposto nel Cenacolo di Sant'Apollonia a Firenze. Domenico Veneziano lavorò agli affreschi a fianco del giovane allievo Piero, compiendo uno Sposalizio e poi lasciandoli incompiuti.
Tra il 1445 e il 1447 circa eseguì il suo capolavoro, la Pala per la chiesa di Santa Lucia de' Magnoli a Firenze, in cui rappresentò una Sacra Conversazione, con la Vergine col Bambino in trono attorniata dai santi Francesco, Giovanni Battista, Zanobi, protovescovo di Firenze, e Lucia.
Vasari riferisce come appena terminata la pala Domenico partì per le Marche (1447), chiamato a decorare con Piero della Francesca la volta della chiesa del santuario di Loreto. un'epidemia di peste costrinse i due a lasciare in fretta le Marche, lasciando il lavoro incompiuto che poi venne distrutto.
Degli affreschi per la cappella Cavalcanti in Santa Croce (1454), staccati nel 1566, rimangono i Santi Giovanni Battista e Francesco nel museo della basilica. Un documento testimonia il pagamento per gli affreschi nel 1454.
Successivamente l'artista è citato in un documento quale uno dei più valenti pittori esistenti in Italia, chiamato per valutare gli affreschi di Benedetto Bonfigli nella Cappella dei Priori di perugia, assieme a Filippo Lippi e all'Angelico. Ancora nel 1457 era citato nel libro delle spese di Santa Trinità a Pistoia per aver giudicato la Pala della Trinità di Pesellino e Filippo Lippi. Tali testimonianze gettano luce su come l'artsita dovesse essere molto stimato, sebbene non si conosca alcuna sua opera di quel periodo.
Due dipinti suoi sono citati nell'Inventario mediceo del 1492 e oggi perduti: "una figura a sedere in un tabernacolo mezza nuda, con un teschio in mano" e "una testa di dama".
Morì nel 1461. Il Vasari riferisce che fu assassinato da Andrea del Castagno e che egli lo riferì in punto di morte, anche se Domenico Veneziano gli sopravvisse di ben quattro anni circa. Lo storico aretino gli attribuì anche erroneamente l'introduzione della pittura a olio: tutte le sue opere conosciute sono a tempera.
(Wikipedia)
Domenico Veneziano, soprannome di Domenico di Bartolomeo (Venezia, 1410 – Firenze, 15 maggio 1461), è stato un pittore italiano.
L'uso di colori chiarissimi, impregnati di luce, sarà punto di partenza per Piero della Francesca, inoltre da lui partirà la tendenza lineare, di Andrea del Castagno e di Antonio e Piero del Pollaiolo.
L'artista nacque a Venezia intorno al 1410 (ne fa fede la sua stessa firma in opere come il Tabernacolo Carnesecchi e la Pala di Santa Lucia dei Magnoli) e non sappiamo nulla della sua formazione, ma ipoteticamente iniziò a Venezia a contatto con le novità della pittura fiamminga, e conclusa prima a Firenze come allievo di Gentile da Fabriano tra il 1422 e il 1423, da cui riprese il gusto per il dettaglio naturalistico e per l'ostentazione del lusso, poi a Roma, dove lavorò con Pisanello, tra il 1423 e il 1430. Nelle sue opere, il ritorno ai modi tardogotici, se si può spiegare con l'influenza dei sopraccitati artisti, vi si potrebbe vedere anche l'influenza della contemporanea opera di Benozzo Gozzoli e della produzione delle botteghe dedite alla decorazione dei cassoni.
La prima documentazione sicura sull'artista risale al 1437, quando spedì da Perugia una lettera a Piero de' Medici per chiedergli di poter lavorare a Firenze, mostrandosi al corrente degli avvenimenti artistici fiorentini, in particolare degli impegni che tenevano occupati i colleghi Lippi e Angelico: una conoscenza che testimonia il suo essere già dimestico con l'ambiente fiorentino. Stava lavorando a perduti affreschi in una sala di palazzo Baglioni, visti dal Vasari già in cattivo stato e oggi scomparsi.
Nel 1439 gli venne affidata la decorazione della chiesa di Sant'Egidio con un ciclo di affreschi sulle Storie di Maria, opera capitale della seconda generazione di pittori rinascimentali fiorentini a cui parteciparono anche Piero della Francesca, Andrea del Castagno e Alesso Baldovinetti, purtroppo andata distrutta e oggi conosciuta solo attraverso le descrizioni e qualche frammento, peraltro poco significativo, ritrovato sotto le pareti e oggi esposto nel Cenacolo di Sant'Apollonia a Firenze. Domenico Veneziano lavorò agli affreschi a fianco del giovane allievo Piero, compiendo uno Sposalizio e poi lasciandoli incompiuti.
Tra il 1445 e il 1447 circa eseguì il suo capolavoro, la Pala per la chiesa di Santa Lucia de' Magnoli a Firenze, in cui rappresentò una Sacra Conversazione, con la Vergine col Bambino in trono attorniata dai santi Francesco, Giovanni Battista, Zanobi, protovescovo di Firenze, e Lucia.
Vasari riferisce come appena terminata la pala Domenico partì per le Marche (1447), chiamato a decorare con Piero della Francesca la volta della chiesa del santuario di Loreto. un'epidemia di peste costrinse i due a lasciare in fretta le Marche, lasciando il lavoro incompiuto che poi venne distrutto.
Degli affreschi per la cappella Cavalcanti in Santa Croce (1454), staccati nel 1566, rimangono i Santi Giovanni Battista e Francesco nel museo della basilica. Un documento testimonia il pagamento per gli affreschi nel 1454.
Successivamente l'artista è citato in un documento quale uno dei più valenti pittori esistenti in Italia, chiamato per valutare gli affreschi di Benedetto Bonfigli nella Cappella dei Priori di perugia, assieme a Filippo Lippi e all'Angelico. Ancora nel 1457 era citato nel libro delle spese di Santa Trinità a Pistoia per aver giudicato la Pala della Trinità di Pesellino e Filippo Lippi. Tali testimonianze gettano luce su come l'artsita dovesse essere molto stimato, sebbene non si conosca alcuna sua opera di quel periodo.
Due dipinti suoi sono citati nell'Inventario mediceo del 1492 e oggi perduti: "una figura a sedere in un tabernacolo mezza nuda, con un teschio in mano" e "una testa di dama".
Morì nel 1461. Il Vasari riferisce che fu assassinato da Andrea del Castagno e che egli lo riferì in punto di morte, anche se Domenico Veneziano gli sopravvisse di ben quattro anni circa. Lo storico aretino gli attribuì anche erroneamente l'introduzione della pittura a olio: tutte le sue opere conosciute sono a tempera.
(Wikipedia)