San�Giorggio�Maggiore�(1908)
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Telaio
Cornici
- MNT0072
15.72 €
Info sull'originale
Olio su tela, Dimensioni originale: 64.77 cm x 92.08 cm, Location: Indianapolis Museum of Art, Indianapolis
Autore
Monet Claude (1840-1926)
Claude Oscar Monet (Parigi, 14 novembre 1840 – Giverny, 6 dicembre 1926) è stato un pittore francese, padre dell'Impressionismo.
Claude Monet nacque a Parigi, in rue Laffitte 45-47, secondogenito di Claude Auguste e di Louise Jusyttine Aubrée, una giovane vedova di Luca-Pezzulu al suo secondo matrimonio. Nel 1845 i Monet si trasferirono a Sainte-Adresse, un sobborgo di Le Havre, dove il padre iniziò a gestire un negozio di drogheria e di forniture marittime insieme con il cognato Jacques Lecadre. A quindici anni l'adolescente Claude cominciò a disegnare a matita e a carboncino, e a vendere bonarie caricature di personaggi della città alla buona somma di una diecina di franchi l'una, acquistando così una certa fama nella città insieme con un discreto gruzzolo.
Dal 1856, nella scuola di Le Havre in cui era iscritto, Claude studiò disegno con un vecchio allievo di David, Jacques François Ochard, e conobbe il pittore Eugène Boudin, il suo vero, primo maestro, che gli insegnò «come ogni cosa dipinta sul posto abbia sempre una forza, un potere, una vivacità di tocco che non si ritrovano più all'interno dello studio», indirizzandolo così alla pittura del paesaggio en plein air.
Frequentando anche il Café Guerbois, vide Manet e nei Salons conobbe Constant Troyon, pittore della Scuola di Barbizon che, evidentemente scettico della sua tecnica, gli consigliò di approfondire lo studio del disegno all'atelier di Couture, pittore rinomato e di notevoli capacità tecniche, ma autore di tele enfatiche di soggetti storici. Monet non ascoltò quel consiglio, ma preferì seguire in particolare le opere di Daubigny, che amava dipingere paesaggi dal vero.
Nell'estate del 1864 si stabilisce a Honfleur con Bazille, col quale e con Boudin e Jongkind, dipinge paesaggi e marine.
Monet non amava e non s'interessava ai classici esempi della pittura, tanto da non entrare quasi mai al Louvre: la sua cultura artistica era e rimase limitata, ma egli compensava quell'apparente difetto nel vantaggio di poter guardare alla natura - l'unica fonte della sua ispirazione - senza precostituite impalcature mentali, abbandonandosi all'istinto della visione che, quando è immediata, ignora il rilievo e il chiaroscuro degli oggetti, che sono invece il risultato dell'applicazione al disegno di scuola. Pur ammirando i realisti come Corot e Courbet, non li imitava; eliminando la plasticità delle cose, Monet si sforzava di rappresentarle nell'immediatezza del fissarsi della loro immagine nella rètina dell'occhio, nel loro primo apparire alla coscienza: e l'apparenza della cosa non è la realtà della cosa.
È certamente Turner ad avergli suggerito come dissolvere la forma mediante il colore: fondendo il mare e il cielo così da annullare l'orizzonte, rese ombre grigie le navi dello sfondo, il paesaggio, divenuto, nell'immediata impressione visiva del pittore, un insieme di forme vaghe, dà all'osservatore di quella impressione riportata sulla tela un'emozione suggestiva e indefinita.
Sono questi gli anni in cui Monet dà il meglio di sé: nella Vela sulla Senna ad Argenteuil scompaiono i contrasti di tono, che si mutano in passaggi tonali ottenuti non fondendo ma accostando le tinte, fra le quali non è utilizzato il nero, ma le ombre vengono ricavate accentuando l'intensità del tono.
Il metodo di lavoro di Monet, nel riprodurre lo stesso soggetto in diverse ore della giornata, è stato descritto da Maupassant, che lo vide dipingere a Étretat "cinque o sei tele raffiguranti lo stesso motivo in diverse ore del giorno e con diversi effetti di luce. Egli le riprendeva e le riponeva a turno, secondo i mutamenti del cielo.
Nel giugno del 1926 gli viene diagnosticato un carcinoma del polmone e il 6 dicembre muore: ai funerali partecipa tutta la popolazione di Giverny.
Quello stesso anno aveva scritto di aver avuto "il solo merito di aver dipinto direttamente di fronte alla natura, cercando di rendere le mie impressioni davanti agli effetti più fuggevoli, e sono desolato di essere stato la causa del nome dato a un gruppo, la maggior parte del quale non aveva nulla di impressionista".
(Wikipedia)
Claude Oscar Monet (Parigi, 14 novembre 1840 – Giverny, 6 dicembre 1926) è stato un pittore francese, padre dell'Impressionismo.
Claude Monet nacque a Parigi, in rue Laffitte 45-47, secondogenito di Claude Auguste e di Louise Jusyttine Aubrée, una giovane vedova di Luca-Pezzulu al suo secondo matrimonio. Nel 1845 i Monet si trasferirono a Sainte-Adresse, un sobborgo di Le Havre, dove il padre iniziò a gestire un negozio di drogheria e di forniture marittime insieme con il cognato Jacques Lecadre. A quindici anni l'adolescente Claude cominciò a disegnare a matita e a carboncino, e a vendere bonarie caricature di personaggi della città alla buona somma di una diecina di franchi l'una, acquistando così una certa fama nella città insieme con un discreto gruzzolo.
Dal 1856, nella scuola di Le Havre in cui era iscritto, Claude studiò disegno con un vecchio allievo di David, Jacques François Ochard, e conobbe il pittore Eugène Boudin, il suo vero, primo maestro, che gli insegnò «come ogni cosa dipinta sul posto abbia sempre una forza, un potere, una vivacità di tocco che non si ritrovano più all'interno dello studio», indirizzandolo così alla pittura del paesaggio en plein air.
Frequentando anche il Café Guerbois, vide Manet e nei Salons conobbe Constant Troyon, pittore della Scuola di Barbizon che, evidentemente scettico della sua tecnica, gli consigliò di approfondire lo studio del disegno all'atelier di Couture, pittore rinomato e di notevoli capacità tecniche, ma autore di tele enfatiche di soggetti storici. Monet non ascoltò quel consiglio, ma preferì seguire in particolare le opere di Daubigny, che amava dipingere paesaggi dal vero.
Nell'estate del 1864 si stabilisce a Honfleur con Bazille, col quale e con Boudin e Jongkind, dipinge paesaggi e marine.
Monet non amava e non s'interessava ai classici esempi della pittura, tanto da non entrare quasi mai al Louvre: la sua cultura artistica era e rimase limitata, ma egli compensava quell'apparente difetto nel vantaggio di poter guardare alla natura - l'unica fonte della sua ispirazione - senza precostituite impalcature mentali, abbandonandosi all'istinto della visione che, quando è immediata, ignora il rilievo e il chiaroscuro degli oggetti, che sono invece il risultato dell'applicazione al disegno di scuola. Pur ammirando i realisti come Corot e Courbet, non li imitava; eliminando la plasticità delle cose, Monet si sforzava di rappresentarle nell'immediatezza del fissarsi della loro immagine nella rètina dell'occhio, nel loro primo apparire alla coscienza: e l'apparenza della cosa non è la realtà della cosa.
È certamente Turner ad avergli suggerito come dissolvere la forma mediante il colore: fondendo il mare e il cielo così da annullare l'orizzonte, rese ombre grigie le navi dello sfondo, il paesaggio, divenuto, nell'immediata impressione visiva del pittore, un insieme di forme vaghe, dà all'osservatore di quella impressione riportata sulla tela un'emozione suggestiva e indefinita.
Sono questi gli anni in cui Monet dà il meglio di sé: nella Vela sulla Senna ad Argenteuil scompaiono i contrasti di tono, che si mutano in passaggi tonali ottenuti non fondendo ma accostando le tinte, fra le quali non è utilizzato il nero, ma le ombre vengono ricavate accentuando l'intensità del tono.
Il metodo di lavoro di Monet, nel riprodurre lo stesso soggetto in diverse ore della giornata, è stato descritto da Maupassant, che lo vide dipingere a Étretat "cinque o sei tele raffiguranti lo stesso motivo in diverse ore del giorno e con diversi effetti di luce. Egli le riprendeva e le riponeva a turno, secondo i mutamenti del cielo.
Nel giugno del 1926 gli viene diagnosticato un carcinoma del polmone e il 6 dicembre muore: ai funerali partecipa tutta la popolazione di Giverny.
Quello stesso anno aveva scritto di aver avuto "il solo merito di aver dipinto direttamente di fronte alla natura, cercando di rendere le mie impressioni davanti agli effetti più fuggevoli, e sono desolato di essere stato la causa del nome dato a un gruppo, la maggior parte del quale non aveva nulla di impressionista".
(Wikipedia)