Pietro Lorenzetti (Siena, ca. 1280/85 – ca. 1348) è stato
un pittore italiano del Trecento, tra i maestri della
scuola senese. Fu fratello maggiore di Ambrogio
Lorenzetti.
La sua formazione dovette compiersi sotto Duccio di
Buoninsegna, col coetaneo Simone Martini.
Dal 1310 al 1320 partecipò al grande cantiere decorativo
della Basilica inferiore d'Assisi, con il Martini e altri
pittori fiorentini della scuola di Giotto; in particolare
lavorò nel transetto sud al servizio del cardinale
Napoleone Orsini, affrescando scene della Passione di
Cristo, nelle quali dimostrò di aver sviluppato un
linguaggio figurativo autonomo che sintetizzava arte
senese e linguaggio giottesco.
Lorenzetti si recò successivamente a Siena, dove nel 1329
dipinse la grande Madonna col Bambino, San Nicola di
Bari, Elia e Angeli o Pala del Carmine, poiché conservata
tuttora nella senese chiesa del Carmine. La Madonna è
assisa in trono, in una solenne plasticità che ricorda la
Madonna di Ognissanti di Giotto, soprattutto nelle
corpose sfumature del volto. Di quest'opera è
interessante anche la tavoletta con la Fontana del
profeta Elia, facente parte della predella, nella quale è
un carmelitano che attinge acqua con una brocca. La
sensibilità del pittore per la qualità materica degli
elementi naturali e per i relativi effetti ottici è resa
evidente dall'incresparsi della superficie dell'acqua
della vasca per effetto degli spruzzi e dai riflessi
sulle coppe di vetro appoggiate sul bordo della fontana.
Sempre a Siena, insieme al fratello Ambrogio, eseguì nel
1335 gli affreschi ormai perduti della facciata
dell'Ospedale di Santa Maria alla Scala.
Nelle opere più mature egli appare influenzato dal
fratello Ambrogio Lorenzetti, dove il giottismo più
fiorentino viene stemperato nelle ricerche naturalistiche
e luministiche. Verso il 1340 dipinse la pala della beata
Umiltà, per una chiesa fiorentina, mentre da Pistoia
proviene la Madonna in trono col Bambino tra otto angeli
(1340).
Per esempio nel trittico del 1342 per il duomo di Siena,
destinato a decorare l'altare di San Savino, rappresentò
la Natività della Vergine su tre pannelli trattandoli
come se si trattasse di uno solo, anzi trattando le
demarcazioni come se fossero dei pilastri che separano la
stanza in tre ambienti, due dei quali appartenenti alla
stanza principale e uno, a sinistra, dove aspetta
trepidante Gioacchino, il padre di Maria. Le volte
dipinte sono illusionisticamente collocate sui "pilastri"
della cornice e la loro prospettiva segue un preciso
sistema di piani ortogonali anche in profondità (si veda
per esempio lo sfondamento su un cortile porticato sulla
sinistra), che presentano angolazioni vicinissime a
quelle della vera prospettiva geometrica del punto di
fuga unificato approntata solo da Brunelleschi all'inizio
del XV secolo. L'interno domestico però non si riduce ad
una fredda struttura architettonica, anzi le figure vi si
muovono a proprio agio ed i dettagli di mobilio e
suppellettili sono curatissimi, dalle mattonelle del
pavimento alle stelline dipinte sulle volte a crociera.
Questa è anche l'ultima opera documentata di Pietro
Lorenzetti, del quale non si hanno più notizie dopo il
1347: è probabile che sia morto durante la peste del
1348.
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