Carlo Crivelli (Venezia, 1430/1435 – Ascoli Piceno, 1494/1495) è stato un pittore italiano.
« È pittor degno che si conosca per la forza del colorito più che pel disegno; e il suo maggior merito sta nelle piccole istorie, ove mette vaghi paesetti, e dà alle figure grazia, movenza, espressione, e talora qualche colore di scuola peruginesca per il succo delle tinte e per un nerbo di disegno questo pittore può a buon diritto chiamarsi pregevolissimo tra gli antichi. Si compiacque d'introdurre in tutti i suoi quadri delle frutta e delle verdure, dando la preferenza alla pesca ed al citriolo; quantunque trattasse tutti gli accessorj con bravura tale che in finitezza ed amore non cedono al confronto de' fiamminghi. Non sarà inutile accennare che i suoi quadri sono condotti a tempera e perciò a tratti, e sono impastati di gomme sì tenaci che reggono a qualunque corrosivo; motivo per cui si mantennero lucidissimi. »
(Luigi Lanzi, 1789)
Un documento del 13 ottobre 1444 attesta che Carlo Crivelli è figlio del pittore Iachobus de Chriveris, abitante a Venezia nella parrocchia di San Moisè e ha un fratello minore di nome Vittore. Nessun documento noto ci trasmette la sua data di nascita, che viene dedotta agli anni 1430 - 1435, perché doveva essere già maggiorenne quando, il 7 marzo 1457, fu condannato a sei mesi di carcere e a duecento libre di multa, perché, innamorato di Tarsia, moglie del marinaio veneziano Francesco Cortese, la rapì dalla casa del fratello di Francesco e la tenne nascosta per molti mesi, avendo con lei rapporti carnali con disprezzo di Dio e dei sacri vincoli del matrimonio.
Madonna col Bambino e putti con i simboli della Passione, ca 1460, Verona, Museo di Castelvecchio
Pur in mancanza di documentazione, si pensa che Carlo sia stato apprendista di Antonio Vivarini, Giovanni d'Alemagna e Bartolomeo Vivarini, quest'ultimo ben informato della contemporanea cultura pittorica padovana, fondata sulla scuola di Francesco Squarcione; a questa dovette guardare il giovane Crivelli, particolarmente al coetaneo dalmata Giorgio Čulinovič, detto Giorgio Schiavone - il più anticlassico degli squarcioneschi, non avendo voluto assimilare la lezione toscana giunta a Padova - il quale nel 1456 era operoso a Venezia, ad Andrea Mantegna, a Marco Zoppo, a Filippo Lippi e a Donatello.
Lo storico veneziano Carlo Ridolfi (1648) cita le opere del Crivelli, che dovrebbero essere fra le sue prime ma sono ora perdute, nelle chiese veneziane di San Sebastiano - un san Fabiano e le Nozze mistiche di santa Caterina - e di San Sebastiano presso San Lorenzo - delle Storie di san Leone Bembo. Opera invece nota e considerata comunemente la più giovanile che di lui resti, è la Madonna col Bambino di San Diego, datata intorno al 1460 e firmata OPUS. KAROLI. CRIVELLI. VENETI., che conferma gli influssi padovani anche se il Bottari ha voluto riconoscervi collegamenti con Domenico Veneziano.
La Madonna col Bambino e putti di Verona, anch'essa firmata OPUS KAROLI CRIVELLI VENETI, un tempo appartenente al Monastero veneziano di San Lorenzo e databile ancora al 1460, rivela un complesso di influssi, riferibili tanto direttamente allo Squarcione degli Angeli con simboli della Passione dell'Accademia Carrara di Bergamo, quanto a Marco Zoppo e soprattutto a Giorgio Schiavone, partito il quale per Zara, il nostro pittore - a cui l'ambiente veneziano non doveva esser più gradito, dopo le vicende giudiziarie - credette bene accompagnarsi, se due atti notarili del 23 giugno 1463 e dell'11 settembre 1465 lo citano come maestro pittore, cittadino e abitante della città dalmata.
Testimonianze della sua presenza in Dalmazia, insieme anche con il fratello Vittore, a cui fa da maestro, sarebbero due attribuite Madonne col Bambino e due angeli, ora a Zagabria e a New York, la cui debolezza formale rispetto alle due tavole precedenti viene ricondotta alla necessità di adeguarsi alle tradizioni locali.
L'esordio artistico di Carlo Crivelli nelle Marche è dato dal polittico di Massa Fermana del 1468. Dopo tale data il pittore rimase sino alla morte (1494-5) in terra marchigiana, ove fu protagonista di una lunga stagione artistica che lo vide introdurre soluzioni iconografiche e spaziali innovative che incontrarono il favore di molteplici committenti (in particolare tra i frati minori osservanti).
Dei numerosi polittici realizzati pochi sono rimasti nella sede originaria; i più furono smembrati e dispersi e passati sul mercato antiquario, al punto da rendere difficile il riconoscimento della provenienza delle numerose tavole che sono oggi conservate in un numero molto elevato di istituzioni museali.
(Wikipedia)