Domenico Ghirlandaio (Firenze, 1449 – Firenze, 11 gennaio 1494) è stato un pittore italiano contemporaneo di Botticelli e di Filippino Lippi.
Operò soprattutto nella città natale, divenendo tra i protagonisti del Rinascimento all'epoca di Lorenzo il Magnifico. Verso il 1480 in particolare divenne di fatto il ritrattista ufficiale dell'alta società fiorentina, grazie al suo stile preciso, piacevole e veloce. Capo di una nutrita ed efficiente bottega, in cui mosse i primi passi nel campo dell'arte anche il tredicenne Michelangelo Buonarroti, è ricordato soprattutto per i grandi cicli affrescati, quali alcune scene della cappella Sistina a Roma, la Cappella Sassetti e la Cappella Tornabuoni nella sua città natale. Domenico fece così parte della cosiddetta "terza generazione" del Rinascimento fiorentino, assieme a maestri quali Verrocchio, i fratelli del Pollaiolo e il giovane Sandro Botticelli.
La principale fonte sulla vita di Ghirlandaio è la biografia che di lui scrisse Giorgio Vasari nelle Vite. Sebbene redatta circa settant'anni dopo la morte del pittore essa è accurata e completa, anche se soggetta a giudizi un po' troppo elogiativi, dovuti a un personale apprezzamento della sua arte.
Domenico di Tommaso Bigordi nacque primo di cinque figli dall'orafo Tommaso di Currado, gioielliere con bottega in via dell'Ariento (cioè via "dell'Argento", dal nome dei numerosi orefici), a cui è attribuito il fortunato soprannome "Ghirlandajo". Egli infatti, secondo la testimonianza vasariana, ebbe successo cesellando ghirlande d'argento da portare in testa come ornamento delle acconciature per le giovani damigelle fiorentine.
Domenico fu dapprima apprendista orafo nella bottega del padre. Vasari riporta come Domenico si dedicasse controvoglia alla professione del padre, preferendo piuttosto passare il tempo ritraendo i passanti. Alla fine il padre dovette rinunciare al progetto di destinare al primogenito il seguito nell'attività familiare, concedendogli di dedicarsi all'apprendimento delle tecniche artistiche, in particolare la pittura e il mosaico, mettendolo a bottega da Alessio Baldovinetti, notizia confermata nel XVI secolo anche dalle memorie di Francesco Baldovinetti, discendente del pittore che scrisse nel Cinquecento.
In seguito è probabile che Domenico si avvicinasse alla bottega del Verrocchio, una delle più attive della città, dove si andava formando la successiva generazione di artisti, con apprendisti del calibro di Sandro Botticelli, Perugino, Lorenzo di Credi e, qualche anno dopo, Leonardo da Vinci. Inoltre dovettero avere una certa influenza nel suo stile in via di formazione l'esempio di Benozzo Gozzoli, dal vivace gusto narrativo, e di Filippo Lippi, con la predilezione per il disegno e il colore morbido.
L'attività artistica di Ghirlandaio durò appena un ventennio, ma in questo periodo la sua bottega divenne una delle più feconde di Firenze, con la creazione di opere che lo resero il pittore più richiesto nella Firenze del suo tempo. Il suo stile si mosse sempre nell'ossequio delle forme tradizionali della scuola fiorentina, che interpretò in maniera sobria, bilanciata, elegante e piacevole; a ciò aggiunse lo spirito di indagatore analitico della pittura fiamminga, riuscendo a conciliare i due stili, e sontuose citazioni classiche negli sfondi architettonici.
Grande interprete, nelle opere pienamente autografe, della sensibilità luminosa e della coerenza prospettica, riuscì nel difficile compito di infondere nello spazio l'aria e l'atmosfera come se circolassero liberamente. Accostò alle scene sacre elementi profani tratti dalla vita quotidiana, soprattutto legati alla rappresentazione dei committenti, che si vedevano così gratificati e al tempo stesso esaltati agli occhi del popolo minuto.
L'uso dei colori opta in genere per toni accesi, con corrispondenze e ritmi ad esempio tra i colori delle vesti di personaggi vicini. Un difetto nel suo disegnare, che gli è stato spesso addebitato, sta nella magrezza delle mani e dei piedi. Una certa durezza dei bordi, simile a quella dei personaggi delle sculture in metallo potrebbe essere dovuta alla sua formazione iniziale nel campo dell'oreficeria. Vasari racconta vari aneddoti su di lui: scrive che fu un maestro mai soddisfatto, arrivato ad esprimere il desiderio di avere tutte le mura di cinta di Firenze da ricoprire di affreschi; ai suoi assistenti di bottega avrebbe detto di non rifiutare nessuna commessa gli venisse offerta, foss'anche per una cassapanca-guardaroba da signora: avrebbe eseguito personalmente lavori di questo genere qualora non graditi agli apprendisti.
Secondo Vasari, il Ghirlandaio è stato il primo ad escludere dalle sue pitture l'uso della doratura, rappresentando in modo realistico qualsiasi oggetto dovesse convenzionalmente essere dorato; anche se con alcune importanti eccezioni, quali per esempio la luminosità del paesaggio nell'Adorazione dei Magi, oggi agli Uffizi di Firenze, ottenuta con l'oro. Molti suoi disegni e schizzi di notevole vigore grafico, si trovano nel Gabinetto dei Disegni e delle Stampe presso la Galleria degli Uffizi.
Uno dei grandi meriti del Ghirlandaio è quello di aver iniziato all'arte Michelangelo, che tuttavia non restò a lungo nella sua bottega.
(Wikipedia)